Roberto Pallocca, “Verso qualcuno” (Alter ego edizioni, 2016)

La storia di una vita in Verso qualcuno, di Roberto Pallocca

 

 

«Si dice che il tempo abbia il potere, la possibilità, il diritto di trascorrere. Che sia un fiume in piena che travolge ogni cosa, senza speranza. Tutto passa. Questo si dice.
Giuseppe col taccuino chiuso in mano, e in testa i ricordi di una vita, vorrebbe conoscere chi ha detto queste enormi sciocchezze. Sarà vero che il tempo corre via, e travolge, e ridefinisce continuamente i contorni delle cose. Sarà vero, per carità. Ma sono molte le cose che se ne fregano del tempo che passa. E di solito sono le più belle».

Copertina Verso qualcunoQuesto è uno dei passaggi più intensi di Verso qualcuno, un romanzo (il quarto) che Roberto Pallocca ha di recente pubblicato con Alter Ego edizioni.
Presentato in anteprima alla fiera del libro di Roma – Più libri più liberi ­ – che si è da poco conclusa, Verso qualcuno è una storia alla quale edillia ha creduto sin da subito soprattutto per l’estrema delicatezza che la caratterizza.

L’affetto, la sfera emotiva e sentimentale sono le coordinate chiave per leggere – ma non per capire! – questo romanzo al quale bisogna approcciarsi con un unico desiderio, quello di ascoltare. Perché Giuseppe Artone, l’ottantenne protagonista, ha deciso di fermarsi e di raccontare. E di raccontare a ritroso, esattamente come a ritroso sta percorrendo il suo viaggio: seduto su una sedia all’aeroporto di Ulan Bator, in Mongolia, attende il volo che lo riporti a casa, a Reggio Emilia.
Giuseppe sta tornando e nel farlo ripercorre brevi ma vigorosi ricordi della sua esperienza: i numerosi viaggi che ha intrapreso in giro per il mondo, a 50 anni; gli aneddoti e gli amori che li hanno caratterizzati; gli incontri e la bellezza dei luoghi che ha attraversato. Fino ad arrivare a lei. La persona, il momento prima e dopo il quale la sua vita avrebbe imboccato la direzione “definitiva”.
Il grande amore di gioventù, l’amore mai passato. L’amore finito, l’amore non vissuto per un mancato sorriso.
Una privazione a partire dalla quale Giuseppe ha proseguito la sua esistenza ingannando il tempo che passa con lo spazio percorso.

Il punto di vista della narrazione di Verso qualcuno è proprio quello di Giuseppe, un uomo al quale ci si lega per la sua capacità di mettersi in discussione. Nonostante l’età, nonostante la consapevolezza di un futuro ormai corto che deve, necessariamente, fare i conti con un passato sì lungo e carico, ma che ha dovuto confrontarsi costantemente con una perdita. Una perdita che forse non si è mai arresa a divenire assenza.

Le pagine del romanzo non sono “fameliche”; chi le sfoglia non si trova davanti a una serie di vicende di cui scoprire, via via, il dipanarsi fino all’epilogo. Si trova piuttosto dinanzi a un’anima che si mette completamente a nudo e la nudità è portatrice sana di pudore. Sull’ultima battuta di Verso qualcuno, il lettore si sentirà un po’ solo. Perché, come dichiara l’autore in una sorta di manifesto del (suo) scrivere, «E forse a questo serve la scrittura. Ad affezionarsi anche a chi non c’è, o non c’è più».